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LUCCA Ospedale San Luca o della Misericordia

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da:   l’Ospedale di S. Luca di Lucca ed il lebbrosario di San Lazzaro di Pontetetto unitogli nel 1550 in Ospedali d’Italia -chirurgia- Vol III N° 1-2 Luglio Agosto 1960    -  Del restauramento degli ospedali di Lucca – Osservazioni del Dott. Francesco Bandoni 1867



Ben quattordici Ospitali sorsero nel territorio circostante e nella città, sotto il governo dei carolingi (774-899), ed altri tre ebbero vita nel corso del secolo X, mentre molti altri ne sorsero anche negli anni immediatamente posteriori al mille.  Questi ospedali, date le vicende burrascose dei tempi, ebbero però tutti vita assai breve, e furono, più che altro, specialmente degli  xenodochi e delle diaconie, degli ospizi, cioè, dove, grazie al pio benefattore che li aveva istituti, i viandanti trovavano alloggio e ristoro, ma dove solo occasionalmente ed eccezionalmente venivano ricevuti e curati gli ammalati. Alla metà del XIII secolo, quando Lucca aveva raggiunto il suo maggiore benessere politico ed economico   mancava ancora di un vero e proprio luogo che, oltre ai pellegrini, desse ricovero e cura anche ai cittadini ed agli abitanti poveri del contado che cadessero ammalati di tutte quelle altre comuni malattie che pure affliggevano anche allora, come oggi, la maggior parte del genere umano.  Fu così che intorno al 1260, la Corte dei Mercanti decise di erigere un ospedale. E, affinchè risultasse meglio lo spirito che lo aveva fatto sorgere, fu decretato che si intitolasse a S. Luca l'Evangelista medico ed avesse inoltre l'appellativo “della misericordia”, appellativo questo che fu però ben presto abbandonato.  Nel 1262 l'ospedale doveva avere già iniziato la sua attività. Il 27 settembre di questo stesso anno il vescovo Enrico lo prendeva sotto la sua protezione e lo dichiarava luogo immune ed ecclesiastico. Era questa, in quei tempi, la prima cosa che si procurava di ottenere in vantaggio di ogni pio luogo che sorgeva, e tale protezione dell'autorità ecclesiastica era veramente indispensabile in quel secolo, se si voleva che in mezzo a tante burrasche, un ente potesse prosperare ed avere lunga vita.  Questo nuovo istituto fu certamente, dapprima, necessariamente assai modesto di proporzioni e dovette avere quindi anche un'attività comparativamente limitata, ma ben presto i lasciti di pie persone gli consentirono di ingrandirsi ed anche di allargare il suo raggio di azione.  Nel 1384 le sue infermerie furono distrutte quasi completamente da un incendio. In tale occasione perì anche l'archivio dell'ospedale, tanto che si dovette ricorrere a testimonianze per poterne ricostruire il patrimonio. Gli stabili furono tuttavia ben presto riedificati e nel 1393, anzi, fu iniziata anche la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica che fu detto « l'infermeria nuova » che potè essere messa a disposizione degli infermi nel 1397.  Nel 1448 l'ospedale consisteva in due grandi fabbricati distinti, uno per il ricovero degli uomini e l'altro per quello delle donne (sotto riportati).  Nel 1562, presso l'ospedale di S. Luca, ebbe poi vita anche una confraternita che si disse di S. Giovanni della misericordia. I suoi confratelli avevano l'obbligo di recarsi, nei giorni festivi, nelle corsie a prestare la loro opera agli ammalati che vi si trovavano ricoverati.  Le donazioni continuarono quasi senza alcuna interruzione, fino alla metà del XVIII secolo, quando fu addirittura necessario porre un freno a questa beneficienza ed annullare anche quanto la stessa repubblica di Lucca aveva stabilito nel 1567, che cioè in ogni testamento rogato da un notaio della città vi fosse sempre un legato all'ospedale, anche modesto. Ed i lasciti, specialmente nel Cinque e nel Seicento erano stati davvero numerosissimi ed alcuni anche di notevole consistenza.  Nel 1401 le condizioni dell'ospedale erano così floride che si decise di accogliere anche tutti i bambini sia maschi che femmine che fossero nati nel territorio della repubblica ed i cui genitori non avessero voluto riconoscerli, abbandonandoli.   Ma la floridezza economica dell'ospedale lucchese raggiunse il suo culmine in seguito all'unione di tanti piccoli ospedali della campagna, divenuti ormai inutili perché non  più meta per i  pellegrini, o perchè erano stati danneggiati o distrutti nel corso delle numerose guerriglie locali. Nel corso del Cinquecento furono circa quaranta gli ospedali, chiese e monasteri del territorio lucchese che vennero uniti all'ospedale di S. Luca.  Il Gualdo Priorato ci fa sapere che nel 1688 l’ospedale di S. Luca aveva una rendita di ben 15000 scudi e che la repubblica era poi impegnata permanentemente ad elargire dalle casse dello stato tutto quanto fosse risultato eventualmente ancora necessario perché il pio luogo potesse sempre regolarmente funzionare ed accogliere nelle sue corsie tutti coloro che ne avessero avuto bisogno.  Nel 1770 la repubblica ottenne ancora da Clemente XIV, la soppressione dell'antico monastero di Fregionaia, che sorgeva poche miglia, e negli stabili di questo convento, il 20 aprile 1773, potè essere aperta così anche una dipendenza dell'ospedale lucchese nella quale furono accolti i malati di mente che fino ad allora erano stati rinchiusi, come si faceva del resto in quasi tutte le città, nelle carceri, coi comuni malfattori. Questo nuovo ospedale venne distaccato da quello di S. Luca nel 1913, e assoggettato all'Amministrazione Provinciale.  Fra il 1776 ed il 1780 cessarono di funzionare completamente quasi tutti gli ospedaletti che, in proseguo di tempo erano stati uniti, ed i fondi a disposizione dell'ospedale lucchese, a seguito anche dell'alienazione di molti dei fabbricati dove questi avevano avuto la loro sede, aumentarono ancora considerevolmente.  Ma la reale possibilità di una migliore sistemazione dei suoi locali si ebbe veramente al principio dell'Ottocento quando per la soppressione ordinata dai Principi Baciocchi dell'antico monastero di S. Giustina, che gli era contiguo, si potè assegnare a S. Luca tutto il vasto fabbricato che era già stato di questo convento di benedettine. Gli stabili dell'ospedale di S. Luca furono allora notevolmente aumentati e nelle sue corsie vi fu posto per un maggior numero di ammalati nonchè per tutti gli altri ricoverati che si usava tenere allora per gli ospedali.  Nel 1807 era stata soppressa la Corte dei Mercanti, e si doveva quindi dare un nuovo ordinamento all'ospedale che sempre, dalla sua fondazione, era stato governato da un rettore che sottostava alle dirette dipendenze di questa Corte.  Un decreto del 9 novembre 1808 ordinava così che tutti i pii stabilimenti fossero affidati ad un'unica direzione, che doveva assumere il nome di « Comitato Generale degli Ospizi ed Ospedali ». I beni delle diverse fondazioni che venivano a confluire in questa nuova Direzione venivano in tal modo riuniti, e le rendite venivano divise fra due nuove grandi istituzioni che si erano volute artificialmente creare con questo medesimo decreto. La prima di queste prendeva il nome di “Grande Spedale”: lo componevano l'antico ospedale di S. Luca, che doveva essere diviso in due infermerie, una per gli uomini ed una per le donne, la « casa dei pazzi », la cui sede restava nella vecchia Casa di Fregionaia.  La seconda istituzione che veniva a far capo al suddetto  “Comitato Generale” era invece il così detto “Grande Reclusorio” che doveva esser aperto nel soppresso convento di S. Francesco e che doveva dare ricovero agli esposti che avevano superato i cinque anni di età ed inoltre a tutti gli altri ricoverati cronici che erano stati fino ad allora disseminati nei vari ospizi cittadini. A capo di questa nuova istituzione venivano poste dieci persone che dipendevano direttamente dal Ministero degli Interni. In virtù di questo decreto l'ospedale di S. Luca si arricchiva ancora, così, dei beni di tutti quegli  altri ospizi cittadini dei quali assumeva però anche le funzioni, venendo essi, nel contempo, a cessare di esistere.  Ma l'onere che derivava da tutto questo grande complesso era evidentemente troppo gravoso e già il generale Werklein, Governatore di Lucca dopo la caduta dei Napoleonidi, con decreto del 28 giugno 1815 distaccava dall'Amministrazione dell'ospedale di S. Luca, il Grande Reclusorio.  Furono lasciati all'ospedale solo gli « Invalidi » che furono alloggiati nel fabbricato detto di S. Caterina e che fino a pochi anni prima era stato sede di un convento di suore domenicane.  La duchessa Maria Luisa di Borbone, succeduta ai Baciocchi dopo il breve governo austriaco, pensò di riorganizzare subito anche gli ospedali ed ospizi della città. Il decreto dell'11 giugno 1819 ordinava che dipendessero dall'Amministrazione dell'ospedale di S. Luca, che dai tempi dei Baciocchi si chiamava però ormai « Amministrazione degli Ospedali ed Ospizi riuniti », un ospedale per ammalati in Lucca quello stesso di S. Luca, cioè l'altro di Fregionaia che restava adibito ai dementi di ambo i sessi, un ospizio per i lattanti abbandonati, un ospedale che doveva avere sede ai Bagni di Lucca e nel quale dovevano trovare posto i poveri abbisognevoli delle cure di quelle celebri acque termali, un ospedale per gli «Invalidi» e due ospizi, infine, rispettivamente per gli uomini l'uno e per le donne l'altro, nei quali dovevano essere accolti gli illegittimi una volta che, compiuti i cinque anni, uscivano dall'ospizio dei lattanti. In questo ospizio essi potevano restare, i primi fino al raggiungimento dei 18 anni, i secondi fino a quello dei 21.  Nel 1826 fu sottoposto all'Amministrazione degli Ospedali, anche un ricovero di mendicità.  Ma un nuovo decreto dell'8 febbraio 1851, emanato dal granduca Leopoldo II, sotto il cui governo era passata Lucca dopo la cessione della stessa alla Toscana fatta dal duca Carlo Ludovico, lo staccava ancora dall'ospedale e lo rendeva nuovamente autonomo.  Nel 1829 il citato duca di Lucca aveva voluto che si aprisse nell'ospedale anche un reparto di medicina omeopatica, ma questo ebbe breve vita, mentre dal 1837, ancora prima dell'iniziativa del Barellai, l'Amministrazione ospedaliera aveva aperto a Viareggio anche un piccolo ospedale nel quale venivano inviati i bambini abbisognevoli di cure e di bagni marini. Nel 1843 l'ospedale di Lucca disponeva di 110 letti per gli uomini e di 137 per le donne ed in più aveva 16 letti a disposizione della clinica medica universitaria e della clinica chirurgica, sorte nei primi del secolo ed entrambi affiancate all'ospedale stesso.  Il 18 dicembre 1885 l'ospedale lucchese ebbe infine anche un nuovo regolamento conforme alle nuove leggi del regno. Lavori per rinnovamento ebbero inizio nel 1870 e nuovi locali furono inaugurati il 16 ottobre 1876. Altre migliorie alle infermerie furono poi fatte ancora nel 1894.  In tale epoca l'ospedale aveva tre primariati stabili, uno di medicina, uno di chirurgia ed uno di ostetricia e ginecologia. Ma vi erano anche reparti di dermatologia e di oculistica, residui, in parte, delle vecchie cliniche universitarie, e nei quali facevano pure recapito specialisti delle materie. Successivamente sorsero anche un gabinetto di analisi mediche ed uno di radiologia.  Fino dal termine della prima guerra mondiale si cominciò però ad accusare la deficenza di questi locali che oltre ad essere insufficienti al numero degli ammalati che venivano ricoverati ogni giorno, male rispondevano ormai anche alle nuove esigenze dell'igiene e dell'edilizia ospedaliera.  Nel 1940 il vecchio ospedale di S. Luca potè essere abbandonato e gli ammalati furono trasportati in un altro nuovo edificio, già costruito da qualche anno presso la città in località campaccio, e nel quale si era pensato originariamente di porre un sanatorio. In questo edificio è ormai la sede principale dell'ospedale di Lucca e vi funzionano i tre reparti principali di medicina, di chirurgia e di ostetricia. Il vecchio stabile, durante la seconda guerra mondiale, fu adibito dapprima ad ospedale militare, poi servì quale ospedale per i prigionieri feriti ed ammalati, ed infine fu di nuovo occupato da reparti ospedalieri che le esigenze scientifiche dei nuovi tempi avevano fatto sorgere, quali il reparto ortopedico, quello di otorinolaringologia, quello di urologia, ecc. e che non potevano trovare posto, per mancanza di spazio, nella nuova sede.  Dal sito istituzionale risulta  far parte della rete ospedaliera dell’Azienda USL Toscana nord ovest che si compone di 13 presidi ospedalieri. Di recente costruzione,  attivato il 18 maggio 2014, è un monoblocco superando così la precedente separazione ed articolazione in padiglioni. Le strutture di degenza sono organizzate per aree funzionali a diversa intensità di cura.  I posti letto sono 410 e tutte le camere sono a uno/due letti e dotate di servizi igienici.

OSPEDALE DEGLI UOMINI E DELLE DONNE
L'Ospedale degli uomini adunque ha corsie o sale, che rassomigliano ai dormitori della Pia Casa di lavoro di Firenze, mentre avrebbero ad essere un luogo di riposo, ove il disgraziato affetto da malattia deve ricevere le cure le più idonee, che lo conducano a guarigione. Manca della libertà indispensabile per togliere dai letti il cadavere senza che gli ammalati vicini se ne avveggano. L'umanità non solo, ma anche le cure dell’arte le meglio indicate, non consentono che tratto scene di dolore si presentino e si rinnovino alla vista e alla immaginazione dello infermo. Che vale che tentiate guarirgli il corpo, e corno pretendete guarirglielo, se di continuo gli affliggete lo spirito? In questo Ospedale degli uomini i letti sono così vicini tra loro, che anche il puzzo che esala dall’uno, reca molestia all’altro vicino. E se ciò avviene in circostanze ordinarie, quale non dovrebbe essere il danno dove per disgrazia si sviluppassero malattie contagiose od epidemiche? Manca la sala per le operazioni (tutti sanno che le operazioni non si debbono fare alla presenza degli ammalati, essendo facile a comprendere come i gridi che il dolore strappa dalla bocca del paziente, feriscano l’anima di chi giace oppresso da infermità).  Manca inoltre una sala per le malattie croniche, giacché quella attualmente destinata pei cronici è adatta piuttosto ad accrescere il male che a procurare la guarigione, facendo in estate, a motivo di tutti gli inconvenienti che in essa riscontransi, sviluppare in quei meschini la diarrea. E se attento consideri la stanza dove provvisoriamente si chiudono gli alienati di mente, ti si farà più forte la meraviglia, imperciocché sia parso a qualcuno che tale infausta dimora assomigli piuttosto ad un luogo di pena, che ad una stanza di osservazione. E vi manca perfino l'acqua di fonte! E tutti sanno quanto ella sia necessaria, perché a tutti è noto come l’acqua dei nostri pozzi possa recare danno agli infermi per la molta copia dei sali calcarei che contiene. E noto per ultimo, e lo noto come cosa che non riesce troppo credibile, che in detto Ospedale manca il ricovero per gli affetti da malattie contagiose come vaiolo, scabbia ect.
L'Ospedale delle donne preso nel suo insieme, trovasi in condizione infelice più assai dell’Ospedale degli uomini. Infatti la sala situata al lato destro di quella di entratura, serve alle malate croniche; ma piuttosto che stanza destinata a tale benefico ufficio, io la direi sepoltura anticipata delle donne vecchie; — e non dubito punto affermare che chiunque sia dotato di un pò di sensibilità nel nervo olfattorio, abbia a sentire difficoltà se a lungo vi resti, massime se le finestre siano chiuse. Chi mai potrebbe in buona fede negare di essersi trattenuto là dentro per molto tempo senza avere provato difficoltà di respiro? Nella prima sala poi vi è difetto di luce;  Si verifica anche in questo Ospedale la mancanza di una sala per uso delle operazioni chirurgiche; aggiungi che la medicheria è situata dalla parte del nord; per cui se una inferma abbisogni di essere medicata prontamente, fa mestieri che traversi due lunghe sale tutte piene di altre inferme, ed entri poi in una stanza piuttosto lurida, che hanno coraggio appellare medicheria. Anche la stanza di osservazione per le malattie mentali è piccola, mancante di luce, e vi si accede per un usciolino, che rammenta il gotico della casa di Dante; né si arriva a comprendere come sia capitato in mente a chi presiede alla direzione degli Ospedali, di gettarvi danaro, per farla imbiancare, nonostante che la sia tanto disagiata e infelice.






 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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