VEROLI Ospedale Civile Umberto I - Ospedali d'Italia

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VEROLI Ospedale Civile Umberto I

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Il contenuto della scheda proviene da due documenti diversi, gentilmente forniti dalla locale biblioteca civica già sede del fabbricato che fu l'antico ospedale della Passione fino all'ultimo quarto del sec. XVIII.
Nell'Archivio storico del Comune di Veroli è presente il fondo dell'ospedale della Passione (consta di un quaderno cartaceo di sessantotto carte, fattizio, realizzato cucendo fascicoli originariamente a sé stanti, vergati da diverse mani tra 1377 e 1519)  da cui si apprende che l’'origine dell'hospitale Sanctissime Passionis Christi è legata alla confraternita dei Battuti; fu fondata nel 1256,  per impulso di Bonaventura da Bagnorea, e adottò la regola dettata dal Santo; nello stesso anno, la costituzione della confraternita e dell'ospedale vennero approvati da Alessandro IV. La finalità primitiva dell'ospedale era essenzialmente l'assistenza e il ricovero dei poveri, al cui scopo la confraternita poteva raccogliere offerte e lasciti, acquisire e gestire un patrimonio. Inizialmente, l'ospedale doveva essere gestito dai priori dei Battuti, ma, contribuendovi il comune dal secolo XIV, questo si assunse la nomina di un magister hospitalis, assoggettato - come tutti gli officiali comunali - ad un sindacato periodico sulla gestione dei beni mobili ed immobilis. Almeno dal secolo XV, il comune di Veroli usò far liquidare beni dell'ospedale per sopperire a propri fabbisogni di cassa. La rappresentanza dell'ente appare gestita talvolta dal magister, altra volta da prepositi comunali, tal'altra dai priores assistiti dai confratelli, senza un'apparente coerenza logica.
Più interessante è il contributo riportato nel testo: Terra e lavoro nel Lazio meridionale. La testimonianza dei contratti agrari (secoli XII-XV), Roma, Laterza, 1999, pp. 146-157  dove Paolo Scaccia Scarafoni (funzionario della locale biblioteca) tratta la storia dell’Ospedale in quel periodo
Nel secolo XIII  il pontefice Alessandro III lo volle istituire per ricoverarvi e curare i malati di elefantiasi. Finita l’emergenza (merito della terapia idropinica presso le sorgenti di San Vito dove, a dorso di mulo, si portavano i malati) il Pontefice non lo chiuse  ma lo trasferì nel centro urbano trasformandolo in "Ospedale dei cittadini".
Il nuovo Ospedale dei cittadini invecchiò e finì per apparire insufficiente, quando sul finire del Settecento il Vescovo Rossi trasformò il funzionamento interno affidando l'assistenza infermieristica non più ai familiari dei malati, ma a personale assunto per tali incombenze. Per l'assistenza medico-chirurgica provvedevano sempre i condotti dipendenti dal Comune. Per poter assumere gli infermieri il Vescovo Rossi ottenne, con "Rescritto" pontificio, la trasformazione di un Pio Legato (Legato Pandolfi: in base al quale si dovevano distribuire ai poveri di Veroli migliaia di scudi lasciati da un benefattore locale).
Pochi anni dopo il vescovo Rossi, prevedendo l'insufficienza dei locali, volle utilizzarne alcuni nuovi ed approfittò di un altro lascito di un erede Bisleti. Con questo, per volontà del benefattore, si stava erigendo sulla rupe di S. Angelo il "Conservatorio per le zitelle", cioè una scuola per educare ed istruire le fanciulle povere.
Si ebbe così l'altra svolta: l'edificio fu completato ed adibito a nuovo Ospedale, mentre l'ospedale vecchio fu utilizzato in parte come scuola delle fanciulle.
Il nuovo ospedale apparve unico per solidità ed efficienza in tutto il circondario al punto che, durante la dominazione napoleonica, l'efficiente "campanilismo" di influenti verolani riuscì a farlo adibire a luogo di ricovero per i soldati francesi, facendo fallire un primo progetto di costruzione di un ospedale militare in Frosinone (con sacrificio della vita di molti verolani contagiati da un’epidemia di tifo petecchiale trasmessa proprio da soldati francesi ricoverati a Veroli). Nella sua epoca d'oro, nell'800, il nuovo Ospedale dei cittadini di Veroli, con l'antico nome di Ospedale della Passione marciò col progresso.
Lo confermano alcune casistiche chirurgiche, gli acquisti di medicamenti ed altre annotazioni nei registri d'archivio. Con l'avvento dell'unità d'Italia si arrivò al Regio Decreto che lo qualificò "Ospedale civile", con il passaggio dell'amministrazione a personale laico assumendo il nome di "Ospedale Umberto I e della Passione".
Nello stesso periodo il personale infermieristico creò dei problemi etici e disciplinari, e per tali motivi si affidò l'assistenza infermieristica al personale religioso delle Suore della Misericordia.
Opere di consolidamento furono realizzate nel secondo dopoguerra, quando prevedendo il difficile sopravvivere, si meditò sul progetto di trasformare l'Ospedale in Centro per assistenza e cura di malati di TBC ossea, rispondendo alle esigenze di quegli anni, sul piano nazionale.
Esiste poi un lavoro molto accurato, di Alfredo Gabriele, che scava nei pochi documenti a disposizione, pubblicato sul Notiziario. Bollettino dell'Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Frosinone, anno 10, fasc. 2, aprile 1995.
Non è facile riassumerlo in poche righe in quanto è molto circostanziato e ricco di ipotesi sulla sua fondazione, sul suo nome e suoi fini.
Invito pertanto i lettori a prenderne visione se interessati ad un ulteriore approfondimento.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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