Ospedale civile Santa Croce ora A.O. Santa Croce e Carle - Ospedali d'Italia

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Ospedale civile Santa Croce ora A.O. Santa Croce e Carle

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La scheda del Presidio Ospedaliero Santa Croce (che costituisce con il Presidio Carle l'Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo) è stata elaborata consultando gli articoli del periodico settimanale locale La Guida (marzo - giugno 2019, consultabile al link https://www.giornalidelpiemonte.it/) a cura dello studioso Giovanni Cerutti che ne ha riportato i passi salienti.
Quindi il mio lavoro non è altro che un "riassunto del riassunto" di un lavoro ben più corposo dello stesso Cerutti che ha scritto il testo: "La Confraternita e l'Ospedale Santa Croce" edito da Primalpe nel 2010, storia dell'Ospedale Santa Croce, che invito a leggere perchè veramente ricco di informazioni.

La storia documentata della sanità e assistenza iniziò nella seconda metà del Duecento, quando a Cuneo vi erano già tre ospedali: L'ospedale dei disciplinati di San Giacomo l'ospedale detto di Cuneo della società dei raccomandati della Beata Vergine Maria e l'ospedale dei cavalieri ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme.
Nel 1919 l'amministrazione dell'ospedale di Cuneo stabilì di considerare come data di fondazione il 16 maggio  1319, quando Guarnerio di Pozzolo detto Gioanetto, membro della società dei raccomandati della Beata Vergine Maria, con apposito atto notarile istituì in locali di sua proprietà, un ospedale; due giorni dopo il vescovo di Asti, nella cui diocesi si trovava Cuneo, confermò e ratificò la donazione; il vescovo Guido diede il nome di ospedale dei raccomandati della Beata Vergine di Beata Maria Vergine di Cuneo.

L'ospedale di Santa Croce, deriva invece, dall'ospedale istituito dalla società o congregazione dei disciplinati che diventerà poi la confraternita di Santa Croce. Il 7 Aprile 1340 papa Benedetto XII  prese sotto la sua protezione l'ospedale dei disciplinati, chiamato Ospedale dei poveri di Cuneo, o ospedale della fraternità dei disciplinati che si trovava vicino a quello del “Gioanetto”. A capo della fraternità dei disciplinati vi era il rettore con otto consiglieri, eletti dai confratelli ogni 6 mesi. Il rettore nominava due Massari, dei quali uno si occupava delle entrate e l'altro delle spese della fraternità, due tabulari che tenevano aggiornato l'elenco dei confratelli, due ostiari come portinai, due visitatori degli Infermi, due vestitori dei defunti e quattro precettori dei novizi che volevano entrare a far parte della fraternità. Ciascun confratello doveva anche essere membro della società dei raccomandati della Beata Vergine Maria e condurre una vita morigerata. L'opera di carità più importante dei disciplinati era la presenza in ospedale, per assistere i poveri, i pellegrini e gli infermi.
Nella seconda metà del Trecento sorsero a Cuneo altri due ospedali: quello di San Ludovico e un'infermeria Lazzaretto per le persone colpite da malattie contagiose, alle Basse di Stura, in località detta Fontanone nei pressi dell'attuale cimitero urbano.
Nella storia dell'ospedale Santa Croce una data importante fu il 18 febbraio 1437 quando il Vescovo di Asti Alberto Guttuario decretò la concentrazione dei vecchi Ospedali di San Giovanni e di Porta San Francesco nell'ospedale della disciplina volgarmente chiamato della Crociata, il quale da una società di prudenti e devoti uomini disciplinati della Crociata con cura sollecita è retto e con provvida diligenza governato, per cui in esso continua l'ospitalità dei poveri e infermi e l'elargizione di elemosine e altre opere di pietà. Nel 1445 la Crociata decise di iniziare la costruzione di un nuovo grande ospedale, a due piani; forse per mancanza di fondi i lavori procedettero con molte interruzioni e terminarono solamente nel 1486. L'assistenza ai malati e ai pellegrini nell'ospedale era fatta dei confratelli della crociata, mentre le consorelle della crociata si occupavano di assistere le donne. Il Consiglio della Confraternita nominava inoltre un “medico fisico” o maestro, in possesso di laurea universitaria, e un “ barberio o chirurgo”  per le operazioni chirurgiche che si eseguivano al letto dell'ammalato, senza anestesia e disinfezione. (Risulta che nel 1483 fu dato un compenso di 3 fiorini al maestro Raffaele per aver curato la frattura di un femore; nel 1488 si diedero 68 kg di frumento al medico Gabriele che doveva visitare gli infermi una volta alla settimana, e al barberius Oliva perché venga in ospedale ogni volta che sarà chiamato). La figura più importante era l’Ospedaliere, che abitava con la famiglia nei locali dell'ospedale; a lui competevano l'organizzazione e la gestione di tutti i servizi ausiliari, come la cucina, lavanderia, il riscaldamento, le candele per l'illuminazione e la pulizia dei locali.
I suoi compiti erano:tenere a sue spese una serva e un servo che lo aiutino nei lavori;
dormire o far dormire di notte un uomo nel salone con gli ammalati, per essere pronto per ogni necessità di assistenza;
con una tela fornita dall'ospedale, confezionare il sacco nel quale avvolgere il defunto prima del funerale;
far confessare dal Cappellano gli infermi che entravano in ospedale e mandare fuori casa quelli che non volevano confessarsi;
annotare in un registro gli infermi in entrata e in uscita dall'ospedale, tanto vivi come morti;
chiamare il confessore, il medico, il chirurgo e farmacista ogni volta che ce n'era bisogno, portare le medicine e tutto ciò che occorreva per i malati;
L’ospedaliere provvedeva anche tenere puliti e in ordine i letti dei malati, dei pellegrini di passaggio e dei bambini esposti tenuti in ospedale prima di essere affidati alle balie. L’ospedaliere, la sua famiglia e i due servi alloggiavano gratuitamente in una casa nel recinto dell'ospedale, con uso di un orto. La sua retribuzione annuale era mista: parte in denaro, 46 scudi, e parte in natura, 10 carrate di legna e due ceste di sale rosso. Dai registri dei ricoverati risulta che il numero medio non superava la ventina di presenza giornaliere.
Da una visita apostolica di Monsignor Gerolamo nel  1583 apprendiamo che la casa dell'ospedale di Cuneo è amministrata dai Confratelli dell’oratorio di Santa Croce, che sono eletti come ufficiali e incaricati per un semestre e rendono conto ai sindaci della magnifica comunità. La predetta casa è ampia. In due ampie camere ci sono 20 letti preparati nella parte superiore. Nella camera inferiore ci sono 16 letti preparati. Ci sono inoltre altri 5 locali in cui vive l’ospedaliere. Ai Pellegrini viene fornito cibo e letto per tre giorni; ai malati, e fino alla convalescenza, vengono fornite anche le medicine. A quelli che muoiono viene data sepoltura. Gli esposti vengono cresciuti: le ragazze fino all'età di marito, i maschi finché non sono in grado di procurarsi il vitto. Alle donne si dà anche un aiuto a titolo di dote. Visto i registri dei conti, tutti sono apparsi essere ben tenuti e fedelmente amministrati.
Nel 1610 Carlo Argentero vescovo di Mondovì approvò i nuovi ordini e capitoli della Compagnia dei Disciplinati della Crociata Maggiore della città di Cuneo che sostituivano le antiche regole del 1333. Il nuovo regolamento era scritto in italiano e si basava su quello adottato nel 1587 dal Cardinale Carlo Borromeo per le confraternite di Milano. Le donne aggregate alla confraternita di Santa Croce costituivano la Compagnia dell'Umiltà (le umiliate) avevano un proprio oratorio nell'isolato dell'ospedale e si esercitavano con fervore di spirito nelle opere di misericordia, prima di tutto nel visitare gli infermi dell'ospedale e le povere sorelle inferme. La prima metà del 1600 fu un periodo segnato da guerre che coinvolsero il Piemonte e Cuneo. Gli assedi causarono un gran numero di feriti ricoverati nell'ospedale, con un notevole aumento delle spese. Nell’ordinato del 11 novembre 1640 leggiamo che: avendo questo ospedale sostenuto grave spesa per gli infermi e i feriti che hanno avuto ricovero in detto ospedale, il Consiglio ha ordinato di ricorrere ai Signori Principi per supplicarli di qualche elemosina, stante che l'ospedale non può valersi dei suoi redditi in queste congiunture di guerre, che le comunità non soddisfano e per i danni subiti dall'armata nemica nei raccolti. Per continuare il trattamento degli Infermi e feriti l'ospedale dovette anche vendere una casa in Cuneo.
Il 5 agosto 1641 il Rettore della Confraternita ha proposto, poiché in queste congiunture d'assedio si aumentano lì feriti nello Spedale, ai quali la servitù in servizio non può provvedere, affinché quelli siano in questa occasione ben trattati e serviti, fa istanza provvedersi di un cuoco per preparare le vivande, e di altre persone che vadano alla colletta per avere bende per le ferite e altre cose, ghiaccio per rinfrescare in occasione di qualche ferita e si liberi il salone per mettere altri letti.
Nel 1662 Giovenale Boetto architetto disegnò un'accurata pianta di Cuneo e dell’ospedale  “a volo d'uccello” nella quale si vede l'isolato di Santa Croce, con i suoi oratori, l'ospedale, i locali per i vari servizi e gli alloggi per il personale.  Al piano terra dell'ospedale vi erano le camere per il pellegrini, una camera per gli incurabili, la camera mortuaria, le abitazioni per l'ospedaliere, il seppellitore e il Cappellano, la dispensa del massaro dei poveri, la camera del controllore delle scritture, il corpo di guardia e la legnaia. Al piano superiore, il salone con i letti degli Infermi, uomini da una parte donne dall'altra, separati dall’altare per le celebrazioni religiose, la farmacia, le abitazioni del vice Cappellano e del farmacista, le camere per i monti di pietà. Nel sottotetto v’erano i granai e i magazzini e, nel piano interrato le cantine.
Su richiesta del sindaco di Cuneo, il 6 luglio 1733 Il Consiglio della Confraternita di Santa Croce mandò la seguente relazione sui servizi svolti dall'ospedale: cura degli Infermi, ospitalità ai pellegrini, assistenza ai bambini esposti: “ l'ospedale di Santa Croce della presente città regolato dalla Compagnia dei Disciplinati sotto il medesimo titolo, esercita la carità attorno alli poveri infermi sì curabili che incurabili, mantenendo a tal effetto quattro letti per questi e 29 letti per gli altri. Il numero totale degli Infermi, tra uomini e donne, al giorno d'oggi, è solamente di 24, ma prima di sera potrebbero occuparsi tutti i posti; fatta una media se ne ricevono 600 in cadaun anno tra uomini e donne, cittadini e forestieri di qualunque paese, bastando la sola qualità di povero e cattolico per essere introdotto, e che il male non sia comunicabile. Ivi si  tengono fino alla perfetta guarigione, o morte, e affinché vengono assistiti e serviti si nello spirituale che temporale, vi si stipendiano 2 sacerdoti, il medico, il chirurgo, lo speziale, l'ospitaliere e l’ospitaliera, i quali sono obbligati di mantenere continuamente un servitore e una serva, come tengono di fatto, affinché in ogni occasione siano serviti gli infermi con esattezza e tutti i  soprannominati hanno stipendio, come pure il beccamorto. Oltre la suddetta carità agli Infermi, riceve pure i pellegrini che in media concorrono annualmente in numero di 1500, ai quali si somministrano  pane, vino, minestra e formaggio, letto, fuoco e cure per mezzo d'un dispensiere (Il massaro dei poveri) il quale è pure stipendiato. Provvede poi ai figliuoli esposti, che sono arrivati fino al numero di 60 altre volte, ma presentemente non sono più di 23, ai quali provvede gli alimenti fino alla età di 7 anni e di qualche sussidio infine d’essi, quale suole essere di lire cento. Il reddito di esso ospedale, fatta la media degli ultimi cinque anni, per quanto risulta dai conti che annualmente si rendono davanti al Vicario vescovile e ai signori Sindaci, è di lire 9600. Il Consiglio della Crociata stabiliva con precisione i compiti del personale addetto all'ospedale attraverso le capitolazioni. L'ospedale aveva un solo medico, che doveva diagnosticare le malattie, indicare le terapie e controllare il decorso della malattia, fino alla guarigione o alla morte del paziente. Le terapie potevano essere chirurgiche o farmacologiche, e la loro applicazione spettava al chirurgo al farmacista o all’ospitaliere. Due volte il giorno visitava i ricoverati e ogni altra volta che era necessario; procurerà e vigilerà che il chirurgo sia presente alle suddette visite e faccia quello che gli sarà ordinato. I ricchi non potevano essere ricoverati in ospedale (era infatti l'ospedale dei poveri) ma dovevano farsi curare a casa e a proprie spese. Per il ricovero dei poveri,  rilasciava un certificato (fede o biglietto), dopo essersi accertato che la persona fosse inferma e povera; non si ricoveravano le persone con malattie incurabili o contagiose. Il medico doveva anche ispezionare la Bottega del farmacista dell'Ospedale per vedere e accertarsi se le medicine siano belle, buone e sufficienti. Quando il  ricoverato stava per morire doveva avvisare l'ospitaliere, affinché faccia somministrare al povero infermo i santissimi sacramenti della confessione, dell'Eucaristia e dell'estrema unzione. Lo stipendio del medico era di 160 lire l'anno e quando, per qualsiasi causa, non poteva essere presente, a sue spese doveva farsi sostituire da altro medico pratico e istruito. La convenzione prevedeva che il farmacista (lo speciaro) lavorasse esclusivamente per l'ospedale Santa Croce e vivesse nell'alloggio messo a sua disposizione nell'isolato dell'ospedale. Le materie prime per preparare le medicine erano acquistate dall'ospedale, mentre il farmacista doveva preparare i decotti e i medicamenti per gli infermi, e quelli manipolare secondo le regole della sua arte. Lo speciaro accompagnava il medico durante le visite quotidiane ai malati, e poi preparava e somministrava le medicine ai ricoverati; aveva anche il compito di assistere l'ospitaliere in occasione dell'imposizione dei clisteri agli infermi, in modo che esegua detta imposizione secondo l'arte sanitaria. Il farmacista doveva prendere nota dei medicinali utilizzati; riceveva uno stipendio annuale di 300 lire (molto superiore a quello del medico) e in caso di assenza dal servizio, doveva provvedere a sue spese un valido sostituto, e se l'assenza era dovuta a malattia, poteva servirsi dei medicinali della farmacia, pagandone il corrispettivo all'ospedale.
Nel 1730 il Consiglio della Confraternita decise la costruzione del nuovo e grandioso edificio per l'ospedale e per gli altri suoi servizi di carità. Fu scelto il progetto dell'architetto cuneese Conte Vittorio Bruno di Samone che prevedeva un piano seminterrato a prova di bomba, per ospitare gli infermi in caso di guerre (venuto poi utile nel 1799 durante l’assedio degli austro-russi contro l’occupazione francese) e due piani fuori terra. Il  nuovo ospedale fu ultimato nel 1784. Nello scalone che portava al primo piano si trova un'iscrizione che riporta: “Qui abita la Pietà, questa casa è emula del cielo, qui l'inferno, il povero, il pellegrino riceve aiuto. Fortunata casa, fatta sei Paradiso d'amore, con ingegnoso soccorso fai felici i miseri.”
Al primo piano vi erano le camere per gli infermi incurabili, le infermerie per i malati curabili, di 43 letti ciascuna, una per gli uomini e l'altra per le donne, separate dalla cappella.
Una circolare del ministero dell'interno del 1833 raccomandava di prendere le suore ad assistere i malati negli ospedali, perché nessuna istituzione umana può essere salda, forte durevole se non è avvalorata e sostenuta con i potenti legami della religione, che sola può dare il coraggio e la pazienza di intraprendere qualunque fatica, per molesta, difficile e increscevole che sia. Per l'ospedale di Cuneo, l'occasione di avere le Suore Vincenzine della piccola casa fondata a Torino dal Canonico Giuseppe Benedetto Cottolengo si presentò nel 1836 dopo aver rilevato che gli “infermieri mercenari” non portano nel disimpegno del loro ufficio precisione, esattezza, sollecitudine e carità. Il 27 novembre 1836 La confraternita del Santa Croce e il Canonico Cottolengo firmarono una convenzione per le suore nell'ospedale, in sostituzione del personale laico e le prime 14 suore vincenzine giunsero nell'ospedale la sera del 20 dicembre 1836. Dagli anni Settanta, la Congregazione progressivamente le ritirò, finché nel 1984 anche l'ultima suora lascia l'ospedale.
Siamo nel 1852 il medico primario Luigi Parola descrive così l'ospedale: a pianterreno è la cucina, l'alloggio per 18 monache di San Vincenzo de' Paoli assistenti alle infermerie, una sala per 10 incurabili, un'altra per le autopsie dei cadaveri. Stanno al piano più elevato le infermerie, a foggia antica di grandi saloni, uno per ogni sesso, posti in buone condizioni igieniche, tanto per la spaziosità che li riempie a ogni bel grado di luce e di ventilazione, siccome anco pei caloriferi che ne regolano la più salubre atmosfera nell'inverno. Cento letti all’incirca sono preparati per il ricevimento degli Infermi. Ma in gravissimi casi si fanno ascendere fino a 150.  Rispetto al 1836 la situazione era già cambiata,  perché oltre alle suore Vincenzine vi era anche del personale salariato. Disimpegnano il servizio curativo un medico e un chirurgo in capo, nonché due medici e un chirurgo assistente. Si deve aggiungere ai medesimi un flebotomo e un farmacista che provvede eziandio di medicine i privati e altri Istituti di assistenza.
Anche nella seconda metà dell'Ottocento, la Confraternita di Santa Croce continua a migliorare i servizi e le strutture ospedaliere, come la costruzione di bagni per i ricoverati, l'impianto di illuminazione a gas, l'impianto di riscaldamento con i caloriferi, una nuova camera operatoria, un impianto di lavanderia e  asciugatoio della biancheria, una  farmacia aperta anche al pubblico, un ambulatorio chirurgico  una infermeria per i ragazzi con la possibilità di essere assistiti dalla madre, una sezione oftalmica, una sezione per la cura delle malattie sifilitiche.
Una legge del 1859 diede all'ospedale di Santa Croce la qualifica di Opera Pia, con la quale però, l'amministrazione continua ad essere affidata alla Confraternita.
La legge Crispi invece impone un cambiamento radicale nella gestione dell'ospedale istituendo dal 1895 un Consiglio di Amministrazione di 11 membri mettendo la Confraternita in minoranza.
Durante la prima guerra mondiale cominciarono a giungere i primi feriti provenienti dal fronte. Nell'ospedale venivano ricoverati i feriti più gravi e che abbisognavano di atti operativi,  grazie anche all'impianto di raggi Rontgen che serviva  a migliaia di esami per diagnosticare la presenza di schegge o corpi estranei in qualsiasi parte del corpo. Nell'ospedale Santa Croce furono messi a disposizione della Sanità Militare 75 letti e altri 75 letti per la Croce Rossa; in totale furono ricoverati quasi 3500 militari come pure furono ricoverati e curati alcuni ufficiali e soldati dell'esercito austro-ungarico. Un decreto 19 febbraio 1931 stabilisce che il Consiglio di Amministrazione dell'ospedale fosse composto da soli 5 membri nominati dal Podestà di Cuneo senza più la rappresentanza della Confraternita di Santa Croce.
Durante la Seconda Guerra mondiale l'ospedale era mobilitato per i progetti di sfollamento e in caso di bombardamento doveva tenere disponibile almeno una corsia con 30 letti per ricoverare le persone ferite. In tale periodo l'attività era caratterizzata da ricoveri di militari comportanti lunghe degenze. Nel febbraio 1945 l'ospedale aveva a  disposizione una sola ambulanza che per di più presentava  gravi problemi. Dopo la liberazione, il decreto del Presidente della Repubblica del 5 giugno 1948  approva il nuovo statuto organico dell'Ospedale Civile che prevedeva un Consiglio di Amministrazione di 7 membri dei quali due erano eletti dalla Confraternita di Santa Croce.
Da una relazione del 1953 apprendiamo che il Santa Croce era l'unico ospedale di seconda categoria della provincia di Cuneo e che disponeva di tre edifici; la sede centrale,  l’Ospedaletto Regina Elena e i padiglioni di Piazza d'Armi dove vengono curati tubercolotici e gli affetti da malattie infettive.
All'inizio degli anni cinquanta il Consiglio di Amministrazione dell'ospedale, considerata l'impossibilità di trasformare e ampliare il vecchio edificio settecentesco, decise di costruire un nuovo ospedale. La prima pietra fu posta il 10 luglio 1954 e i lavori di costruzione e arredamento del nuovo ospedale furono ultimati nell'estate del 1960  con una superficie coperta di 4500 metri quadrati.  Con l'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale avvenuto con la legge 833 del 1978 l'ospedale Santa Croce fu trasferito alla Unità Sanitaria Locale n 58 di Cuneo e dal 1993 divenne Azienda ospedaliera; nel 1994 entrò a farne parte anche l'ospedale Antonio Carle di Confreria. Dal punto di vista economico, oggi,  l'azienda ospedaliera Santa Croce e Carle è una grande azienda, con 2280 operatori dei quali oltre 400 medici e 1170 infermieri .
Nel 2018 il Consiglio Comunale di Cuneo inizia ad avanzare la possibilità di creare un unico ospedale in quanto i due presidi, anche se non hanno una distanza considerevole, creano delle problematiche organizzative oltre a maggiori costi.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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