CARIGNANO Ospedale Quaranta poi CDR - Ospedali d'Italia

Vai ai contenuti

Menu principale:

CARIGNANO Ospedale Quaranta poi CDR

Ospedali Nord Ovest > Regione Piemonte > Torino provincia > A-F

Il contenuto della scheda deriva integralmente da: Sara Valentino, 1868. L’Ospedale dei Cronici Qua-ranta, in  “Un secolo di cronache carignanesi : episodi, momenti e figure dalla metà dell’ottocento alla metà del novecento” a cura di Carlo Arduino. - (Carignano), 2013. pp. 175-178.  

Ringrazio l’Amministrazione comunale per l’autorizzazione/condivisione all’uso dei contenuti.

Il 12 gennaio 1868 muore il reverendo Giuseppe Paolo Filippo Quaranta e pochi giorni dopo viene aperto il suo testamento; in esso si istituisce e si nomina erede universale un ospedale per i poveri travagliati da malattia cronica sotto il titolo di San Giuseppe. Nasce così l'Ospedale Cronici Quaranta.
La volontà del reverendo doveva già essere ben nota ai parenti stretti, che non si presentano nemmeno al momento dell'inventario dei beni, e ai quali giungerà in eredità poco più dell'abbuono dei debiti che avevano contratto in precedenza proprio con il loro defunto parente.
Nel testamento, con nota a parte, il donatore si riserva la nomina dei primi sette amministratori che dovranno presiedere all'opera.
L'ospedale viene eretto in corpo morale con regio decreto del 24 dicembre 1868 e si insedia nella casa abitata in vita dallo stesso don Giuseppe Quaranta, che viene così descritta: «un corpo di Casa civile e parte rustica con giardino e piccola cappella. In codesta sede avrebbe trovato posto una specifica categoria di ammalati: gli affetti da malattie croniche, e quindi considerati per lo più incurabili. Questa precisa scelta testamentaria risulta particolarmente significativa: molto spesso l'ingresso di questi infelici non era accettato negli ospedali; essi venivano esclusi per privilegiare la cura di coloro per cui si intravedeva una speranza guarigione e ciò aggravava inesorabilmente il loro destino. Se poi si considera che spesso si trattava di persone che - per età e per salute - non erano più in grado di badare a se stesse, constatiamo che l'attenzione di don Quaranta si era dunque appuntata agli ultimi tra gli ultimi.
La cura e il mantenimento di ricoverati che per la natura delle loro patologie erano destinati a non guarire doveva poter contare su consistenti risorse economiche e non sarebbero mancati negli anni successivi i benefattori che avrebbero collaborato al benessere dell'ente.
La prosperità economica e la buona gestione sanitaria non vanno però necessariamente a braccetto.
Scorrendo gli atti del Consiglio comunale scopriamo che nel 1878, appena una decina d'anni dopo la fondazione, suona il primo campanello d'allarme.
Per sapere quale fosse la reale situazione e come venne definitivamente risolta dobbiamo arrivare al 1890: esce in questo anno la legge che mira alla riorganizzazione delle I.P.A.B. (Istituzioni di Pubblica Assistenza e Beneficenza) e che impone per legge il deferimento dell'Opera pia Quaranta alla Congregazione di Carità. La Congregazione constata che l'Istituzione è in realtà un semplice embrione di ospedale e che nemmeno possiederebbe i capitali necessari a una totale e indispensabile ristrutturazione, cosicché ne dispone l'aggregazione all'Ospedale degli Infermi, fatta salva l'autonomia amministrativa.
Una commissione appositamente incaricata aveva intanto verificato essere non solo conveniente ma necessario trasportare li 8 ricoverati dell'Ospedale Quaranta nel locale Ospedale Infermi perché il locale predetto è totalmente inadatto ed i poveri infermi cronici mancano delle più essenziali condizioni, quali sono il riscaldamento, direzione interna, pulizia, regime normale assistenza sanitaria, ecc.).
II raggruppamento dei due ospedali viene sancito ufficialmente con Regio Decreto 25 maggio 1893 e il cambiamento più significativo per l'Opera pia Quaranta, oltre all'abbandono della casetta è la sostituzione della compagine amministrativa:
il consiglio di amministrazione non sarà più composto dai sette sacerdoti domiciliati in Carignano, ma sarà lo stesso consiglio dell'Ospedale degli Infermi; esso dovrà mantenere e salvaguardare l'autono-mia di entrambi gli ospedali e quindi la suddivisione di bilanci, conti, patrimonio, eredità etc.
A dimostrazione di tale separatezza l'Opera pia Quaranta conferirà una retta annua all'Ospedale Poveri Infermi: non si tratta di un aspetto trascurabile, giacché il numero dei posti disponibili viene stabili-to all'inizio dell'anno sulla base delle entrate previste in bilancio.
L'Opera pia Quaranta non arriva a mani vuote a sancire questa unione e può vantare un discreto pa-trimonio fondato su beni immobili (campi, prati, boschi) e su un certo numero di titoli di rendita (generosi lasciti raccolti nel corso degli anni). E della stabilità economica dell'ente (forse non ricco, ma solido) abbiamo più di un indizio: è significativo un verbale del Consiglio di Amministrazione dei due ospedali che ancora nel 1915 dichiara che nel tempo si accettarono «Fondazioni per alloggio e vitto a poveri affetti da malattie croniche e dichiarati insanabili, fondazioni che furono di onere e non di van-taggio all'Istituzione eccettuato l'Ospizio per Cronici istituito dal nobile sacerdote Paolo Filippo Quaranta, di benedetta memoria».
Quando i ricoverati abbandonano i locali nel dicembre del 1893, la casa viene affittata e parzialmente adibita a uso agricolo, per poi essere definitivamente venduta.
Questa gestione economica in attivo permette di ipotizzare la costruzione di un nuovo padiglione annesso all'Ospedale degli Infermi, per ospitare i malati cronici dell'Opera pia Quaranta. Nel 1898 vengono messe a bilancio L. 42.500, nel 1899 altre L. 10.000 e successivamente si impone un prelievo dal fondo di riserva cosicché, per dirlo con parole dell'Amministrazione, «si pose mano con febbrile attività a dare esecuzione al progetto.
Si fa strada in questo periodo l'idea di ottimizzare il ricovero dei degenti, indirizzando i malati cronici all'Ospedale Quaranta e gli incurabili all'Ospedale Poveri Infermi, dove erano stati creati specifici po-sti letto grazie ai lasciti di munifici benefattori. Nel corso del tempo si verificherà però un'inversione di tendenza ed entrambe le categorie di infermi verranno accolte nell'Ospedale Quaranta.
Vale la pena di soffermarsi su coloro a cui l'opera era stata dedicata; nello statuto vi sono dettagliate indicazioni: «Sono ammesse al ricovero le persone d'ambo i sessi, di maggiore età, nate e residenti in Carignano od ivi domiciliate almeno da venti anni, con preferenza in eguale bisogno alle prime».
Naturalmente l’ammissione al ricovero è deliberata su domanda della persona interessata, corredata dal certificato d'iscrizione nell'elenco di coloro che hanno diritto alla pubblica beneficenza [...]. Va ricordato che la differenza tra i malati cronici, incurabili e gli altri consisteva innanzitutto nel fatto che la stessa malattia li rendeva impossibilitati a lavorare per guadagnarsi il vitto.
Questa situazione perdurò per quasi tutto il XX secolo, superando anche i dolorosi intermezzi delle due guerre mondiali, fino agli anni '80 quando si ventilò un'ipotesi di chiusura della struttura.
Una brusca sterzata si ebbe però nel 1992, quando il consiglio di amministrazione deliberò la costruzione di una nuova RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) fisicamente separata dall'Ospedale (che nel frattempo aveva abbandonato la dicitura Poveri Infermi per la più attuale:  Ospedale Civile.
Gli anziani ospiti vi furono trasferiti definitivamente nel 2002 e la struttura che ha raggiunto nuovamente la primitiva autonomia è tutt'ora funzionante.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
Torna ai contenuti | Torna al menu