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Questa scheda proviene dal sito "carte da legare " http://www.cartedalegare.san.beniculturali.it/ ; è un progetto della Direzione generale archivi del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo nato per proporre una visione organica di tutela del patrimonio archivistico di queste istituzioni. Partito nel 1999 con un primo programma di finanziamento per i complessi archivistici degli ospedali Santa Maria della Pietà di Roma e Leonardo Bianchi di Napoli. Il portale mette a disposizione della comunità i risultati . Essi possono essere utilizzati per scopi di studio e ricerca da parte degli addetti ai lavori e per la semplice conoscenza del fenomeno manicomiale da parte di un pubblico più vasto.
Sono liberamente consultabili i dati del censimento degli archivi, alcuni strumenti di ricerca e le statistiche dei dati socio-
Carte da legare costituisce anche un percorso tematico specifico del SIUSA (Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche).
http://www.cartedalegare.san.beniculturali.it/index.php?id=286&navId=0
Le prime notizie sul trattamento del malati mentali ad Ancona risalgono al 1749 quando il pontefice Benedetto XIV sollecitò la città affinché destinasse loro una struttura apposita. Fino al 1799 i malati furono tenuti in una stanza, nota come il Casone, situata vicino al convento dei Cappuccini. Le battaglie tra le truppe austro-
Il nuovo manicomio, attivo dal mese di maggio del 1901, ma inaugurato due mesi dopo, sorse come una struttura d'avanguardia, senza cinta muraria e con un sistema a padiglioni simmetrici, collegati da portici aperti, per distinguere e separare i pazienti per tipo di malattia. Diretto dal suo promotore Gaetano Riva e, dal 1913 sino al 1939, da Gustavo Modena, uno degli psichiatri più in vista d'Europa, fu anche segnalato da una circolare del Ministero della Sanità del 1928 perché fosse preso a modello dalle altre strutture manicomiali italiane per le importanti iniziative di igiene e profilassi delle malattie mentali. Tra queste si ricorda un ambulatorio per malattie neurologiche e mentali, gratuito e aperto a tutti i cittadini della provincia di Ancona, in funzione dal 1910.
La seconda guerra mondiale portò un cambiamento nella direzione e nella gestione del manicomio. L'8 dicembre 1943, infatti, un bombardamento degli alleati ne colpì in pieno la struttura: crollarono diversi edifici e morirono numerosi pazienti, infermieri e tre medici. Giovanni De Nigris, direttore allora in carica e successore di Gustavo Modena dal 1939 al 1947, si preoccupò di trasferire alcuni pazienti nei manicomi di Macerata, Pesaro e Perugia, e di aprire per gli altri una sede provvisoria a Sassoferrato.
Nel 1948 il manicomio di Piano San Lazzaro venne riaperto ed ampliato con una sezione di neurologia e neurochirurgia, dove venivano eseguiti anche interventi di leucotomia prefrontale. Negli anni Cinquanta del Novecento, con Alessandro Alessandrini, direttore dal 1948 al 1958, fu introdotto anche l'uso degli psicofarmaci. Le attività neurologiche e neurochirurgiche furono abbandonate durante la direzione di Ignazio Passanisi (1959-
Dopo l'emanazione di questa legge, l'Ospedale ha seguito le vicende amministrative degli altri manicomi marchigiani e nel 1981 è stato trasformato nel Centro residenziale di assistenza socio-
altre informazioni sul sito di " Spazi della follia " -
http://www.spazidellafollia.eu/it/complesso-
Testo: Manicomi marchigiani, le follie di una volta-
Altra fonte: Giuseppe Castelli, Gli ospedali d'Italia, Milano : Medici Domus, 1941 pag 164