Ancona Ospedale Psichiatrico - Ospedali d'Italia

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Ancona Ospedale Psichiatrico

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Questa scheda proviene dal sito "carte da legare " http://www.cartedalegare.san.beniculturali.it/ ; è un progetto della Direzione generale archivi del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo nato per proporre una visione organica di tutela del patrimonio archivistico di queste istituzioni. Partito nel 1999 con un primo programma di finanziamento per i complessi archivistici degli ospedali Santa Maria della Pietà di Roma e Leonardo Bianchi di Napoli. Il portale mette a disposizione della comunità i risultati . Essi possono essere utilizzati per scopi di studio e ricerca da parte degli addetti ai lavori e per la semplice conoscenza del fenomeno manicomiale da parte di un pubblico più vasto.
Sono liberamente consultabili i dati del censimento degli archivi, alcuni strumenti di ricerca e le statistiche dei dati socio-sanitari ricavati dalle cartelle cliniche. La consultazione dei dati specifici delle singole cartelle cliniche avviene, invece, dietro autorizzazione, nel rispetto della normativa sulla privacy.
Carte da legare costituisce anche un percorso tematico specifico del SIUSA (Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche).

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Le prime notizie sul trattamento del malati mentali ad Ancona risalgono al 1749 quando il pontefice Benedetto XIV sollecitò la città affinché destinasse loro una struttura apposita. Fino al 1799 i malati furono tenuti in una stanza, nota come il Casone, situata vicino al convento dei Cappuccini. Le battaglie tra le truppe austro-russe e quelle francesi ne causarono la distruzione e così i "pazzi" furono trasferiti in due locali nei pressi della chiesa di San Ciriaco e lì tenuti fino al 1818. In quest'anno l'ordine dei Fatebenefratelli, impegnato nell'assistenza ai malati, ricevette l'incarico di gestire l'ospedale di San Francesco alle Scale dal governo della città di Ancona e, dal 1819, passarono alle loro cure anche i malati mentali. Per essi si adoperò in particolare padre Benedetto Vernò, priore dei Fatebenefratelli di Ancona dal 1837 al 1850, il quale riuscì a far costruire una struttura specifica all'interno dell'ospedale di San Francesco alle Scale, che fu inaugurata nel 1840 con la denominazione di Ospizio di San Giovanni di Dio. Il priore dell'ordine si occupava della gestione amministrativa del manicomio mentre la cura dei malati era affidata ad un medico, di specifiche qualità intellettuali e morali, con la qualifica di direttore. Primo direttore, dal 1840 al 1858, fu Benedetto Monti; il successivo, dal 1861 al 1864, Francesco Cadorna. Nel 1865 l'amministrazione del manicomio passò dall'ordine dei Fatebenefratelli alla Provincia, appena istituita, e alla sua direzione fu nominato fino al 1887 Giovan Battista Mencucci e dal 1888 Gaetano Riva, con cui si iniziarono i lavori per la costruzione di un nuovo edificio presso Piano San Lazzaro.
Il nuovo manicomio, attivo dal mese di maggio del 1901, ma inaugurato due mesi dopo, sorse come una struttura d'avanguardia, senza cinta muraria e con un sistema a padiglioni simmetrici, collegati da portici aperti, per distinguere e separare i pazienti per tipo di malattia. Diretto dal suo promotore Gaetano Riva e, dal 1913 sino al 1939, da Gustavo Modena, uno degli psichiatri più in vista d'Europa, fu anche segnalato da una circolare del Ministero della Sanità del 1928 perché fosse preso a modello dalle altre strutture manicomiali italiane per le importanti iniziative di igiene e profilassi delle malattie mentali. Tra queste si ricorda un ambulatorio per malattie neurologiche e mentali, gratuito e aperto a tutti i cittadini della provincia di Ancona, in funzione dal 1910.
La seconda guerra mondiale portò un cambiamento nella direzione e nella gestione del manicomio. L'8 dicembre 1943, infatti, un bombardamento degli alleati ne colpì in pieno la struttura: crollarono diversi edifici e morirono numerosi pazienti, infermieri e tre medici. Giovanni De Nigris, direttore allora in carica e successore di Gustavo Modena dal 1939 al 1947, si preoccupò di trasferire alcuni pazienti nei manicomi di Macerata, Pesaro e Perugia, e di aprire per gli altri una sede provvisoria a Sassoferrato.
Nel 1948 il manicomio di Piano San Lazzaro venne riaperto ed ampliato con una sezione di neurologia e neurochirurgia, dove venivano eseguiti anche interventi di leucotomia prefrontale. Negli anni Cinquanta del Novecento, con Alessandro Alessandrini, direttore dal 1948 al 1958, fu introdotto anche l'uso degli psicofarmaci. Le attività neurologiche e neurochirurgiche furono abbandonate durante la direzione di Ignazio Passanisi (1959-1972) e, con Emilio Mancini, dal 1973, si andò verso una più ampia apertura della struttura, favorendo l'incontro dei malati di sesso differente nel refettorio e nei luoghi esterni al reparto e quello con la popolazione e permettendo ai pazienti di frequentare la spiaggia di Palombina; inoltre, si istituirono le prime attività ambulatoriali a Falconara, Osimo, Senigallia, Jesi e Fabriano, anticipando la successiva legge 180/1978, con cui si sancì la chiusura degli ospedali psichiatrici in Italia.
Dopo l'emanazione di questa legge, l'Ospedale ha seguito le vicende amministrative degli altri manicomi marchigiani e nel 1981 è stato trasformato nel Centro residenziale di assistenza socio-sanitaria - CRASS di Ancona, dal 1985 denominato Centro riabilitativo assistenziale e sanitario - CRAS di Ancona.

altre informazioni sul sito di " Spazi della follia "   - http://www.spazidellafollia.eu/it - che, per motivi di copyright, permette solamente l'accesso dal loro URL

http://www.spazidellafollia.eu/it/complesso-manicomiale/ospedale-neuropsichiatrico-della-provincia-di-ancona

Testo: Manicomi marchigiani, le follie di una volta-il lavoratore editoriale

Altra fonte:  Giuseppe Castelli, Gli ospedali d'Italia, Milano : Medici Domus, 1941  pag 164

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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