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Il contenuto della scheda è stato pubblicato sulla testata giornalistica online "https://www.triesteallnews.it/" il 22/9/2018 a firma di Zeno Saracino
https://www.triesteallnews.it/2018/09/22/lazzaretti-
Il primo, vero, Lazzaretto di Trieste fu costruito in onore di Carlo VI d’Asburgo (1685-
Dopo il 1813, ultimo anno della dominazione napoleonica, il Lazzaretto divenne l’Arsenale dell’Artiglieria e ulteriormente fortificato, ospitò le nuove artiglierie ottocentesche, prima che venissero trasportate alla fortezza Kressich. Dal 1904 il Lazzaretto San Carlo divenne infine il Museo del Mare com’è noto oggigiorno, conservando il portale di pietra bianca settecentesca, ma non l’edificio retrostante, demolito nel 1951 per ordine dell’occupazione angloamericana.
La costruzione del Lazzaretto di Santa Teresa iniziò verso il 1760, quando i piani di espansione del porto resero evidente come il Lazzaretto del precedente monarca fosse troppo piccolo e pericolosamente vicino al nucleo urbano. Il nuovo Lazzaretto, localizzato “nelle pertinenze della Rippa di San Pietro” (Roiano), fu inizialmente riservato per i natanti con “patente brutta” o “tocca”.
Il nome, com’è ovvio, era un modo per attestare devozione tanto a Santa Teresa, a cui infatti verrà edificata una cappella, quanto alla monarca Maria Teresa d’Asburgo, che finanziava l’impresa.
Dopo quasi dieci anni di progetti e lavori nel 1769 il Lazzaretto veniva inaugurato con grandi festeggiamenti e la nomina a priore dell’avvocato Francesco Antonio Guadagnini.
Gli archivi ricordano il decreto imperiale (13 luglio 1769), che ordinava: “Doversi con solenne pompa aprire e benedire la nuova fabbrica…”
L’ordine si estendeva ai festeggiamenti, durante i quali non si badava a spese: “Debbansi di addobbare con priorità una lancia a pubbliche spese e costruire una musica di vocalisti ed istrumenti non ordinari, di dare nel pubblico Palazzo un festino con illuminazione di cera, e musicanti di buona orchestra col franco ingresso, ed anco una fontana o sia una cuccagna di buon vino nella piazza Grande e nella città vecchia distributivo di soldoni nuovi al popolo. Finale con fochi di artifizio della ditta Bernardi”.
Il Lazzaretto non rimase inutilizzato a lungo: qualche tempo dopo i festeggiamenti, un sospetto caso di scorbuto a bordo del veliero del capitano Antonio Gemini imponeva la quarantena all’intero equipaggio, della Compagnia Commerciale Janosaz.