CESENA Ospedale Maurizio Bufalini - Ospedali d'Italia

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CESENA Ospedale Maurizio Bufalini

Ospedali Nord est > Regione Emilia Romagna > Provincia Cesena Forlì



Il contenuto della scheda deriva integralmente da:  La cura attraverso l’arte a cura del Conservatore del patrimonio storico e artistico AUSL della Romagna Sonia Muzzarelli.
Ci tengo a sottolineare che tutto il lavoro è stato svolto in accordo con la Direzione Generale che ne ha caldeggiato la divulgazione.
Si tratta di un “cofanetto” contenente vari opuscoli, riccamente iconografati e ricchi di bibliografia,  che riportano sia la storia degli ospedali come pure la descrizione del loro patrimonio artistico.

Per informazioni contattare: patrimoniostoricoeartistico@auslromagna.it


Nell'alto Medioevo esisteva a Cesena una fitta rete di case ospedaliere situate presso i principali punti di transito.
La prima notizia della presenza di un ospedale a Cesena risale al 1139, denominato di S. Croce.
Al 1187 risale invece la notizia dell'esistenza di un ospedale per l'assistenza dei lebbrosi dedicato a S. Lazzaro.
Per tutto il Duecento è anche documentata l'attività caritativa dei Camaldolesi con l'ospedale di S. Pietro in Rovereto, ubicato S. Vittore.
Un'altra fondazione ospedaliera venne attivata in Cesena da parte dei Crociferi di Bologna', con il titolo di S. Pietro della Carità nel 1228.
Nel corso del XIV secolo l'attività ospedaliera in Cesena si arricchì di altre istituzioni. Al centro della città si trovava già dal 1315 l'Ospedale di Santa Maria della Carità, denominato successivamente di Maestro Ugolino, di S. Luca e del Santissimo Crocifisso. Le fonti accennano ad altri ospedali quali quello di S. Bartolomeo esistente a partire almeno dal 1315, S. Antonio, esistente fin dal 1312, S. Maria dell'Arla situato a Diegaro, Suor Margherita e S. Giovanni Evangelista.
Appena fuori dalle mura cittadine sorge nel 1290 l'ospedale detto di Gandolfino, denominato poi nel 1352 di S. Gregorio, e l'ospedale di S. Maria Maddalena.
Negli ultimi decenni del Trecento troviamo la presenza di quattro compagnie, legate ad altrettanti luoghi in cui era esercitata l'assistenza degli Scorizati, del Crocifisso, di S. Bartolo e di S. Antonio.
Il grande cambiamento nella storia ospedaliera cesenate fu provocato dalla determinazione di Malatesta Novello che pensò di unificare i vari ospedali della città e del contado in un unico ospedale chiedendo nel 1451 a papa Nicolò V il permesso di vendere alcune delle proprietà degli ospedali per finanziare la costruzione del nuovo. Nel 1452 il progetto di unificazione degli ospedali era avviato e i lavori durarono fino al 1459 dando vita al nuovo nosocomio definito hospitalium Crucifixi er Schorizatorum.

L'ospedale di Santa Maria della Sanità

Nel 1595 arrivò a Cesena un religioso professo dell'Ordine dei Fatebenefratelli, fra Giovanni Bonelli, inviato dal Cardinal Rusticucci con lo scopo di fondare il Convento-Ospedale di cui egli stesso sarebbe stato il primo Priore. La fondazione venne dedicata "alla Gran Madre di Dio" sotto il titolo di S. Maria della Sanità.
Le Costituzioni dei Fatebenefratelli curavano nei minimi particolari la formazione dei Frati Ospedalieri, i quali ben presto istituirono una spezieria.
Anche gli inizi del secondo secolo di presenza dei Fatebenefratelli a Cesena non sono privi di difficol-tà. Dopo sette anni di occupazione e guerre, seguì un trentennio di pace caratterizzato dalla ripresa economica che si fece sentire anche a Cesena. L'Ospedale di S. Maria della Sanità era sempre della medesima capienza e all'interno del nosocomio operavano oltre al Priore, l'infermiere maggiore, l'economo, lo speziale, il questuante, il Cappellano ed anche medici e chirurghi i quali fornirono indispensabile collaborazione al Convento-Ospedale di S. Maria della Sanità. Allo scadere del '700, truppe straniere occuparono la città. Il conferimento del comando del fronte italiano a Napoleone provocò la ritirata e lo sfascio dell'esercito pontificio e l'invasione francese della Romagna.
I Fatebenefratelli sono costretti ad abbandonare il loro convento-ospedale. I loro beni vennero venduti, mentre il patrimonio dell'Ospedale di S. Maria della Sanità passò all'ospedale del SS. Crocifisso.
Nel Settecento Cesena appartiene allo stato pontificio. Gli ospedali principali di cui si ha notizia sono quattro: S. Tobia, il più antico, il Santissimo Crocifisso, S. Bartolomeo Apostolo e S. Antonio Abate.
Dal punto di vista dell'assistenza gli ospedali, nel passaggio tra Sei e Settecento non cambiano indirizzo: S. Tobia procede nell'offrire asilo per tre giorni ai pellegrini, laici ed ecclesiastici, concede varie elemosine. Per ciò che riguarda il Santissimo Crocifisso, l'ospedale cura le donne inferme e fornisce denaro ai Fatebenefratelli per il mantenimento dell'infermeria maschile e della spezieria e assiste i bambini esposti, opera caritativa svolta anche dall' ospedale di S. Antonio Abate.
Per S. Bartolomeo il discorso prende un'altra direzione: nel 1684 il vescovo Orsini comunica al Papa che l'ospedale non esercita alcuna opera di pietà degna di essere menzionata. E in questo stato delle cose che deve essere compreso l'assorbimento dell'ospedale nell'orfanotrofio nel 1690.
Dal punto di vista strutturale, nel settecento l'ospedale del SS. Crocifisso, seppur ampliato nel 1582, non era più adeguato alle funzioni per le quali era stato costruito trecento anni prima. Nel 1776 i priori diedero il via alla costruzione di un nuovo edificio al posto di quello preesistente su progetto dell'architetto Agostino Azzolini.
Nel 1795 venne avviato il processo di unione tra gli ospedali di S. Antonio, S. Tobia e del SS. Crocifisso che sarebbe giunto a termine in età giacobina" e dove quest'ultimo avrebbe assunto nel panorama cittadino la figura di ente ospedaliero principale. Anche la struttura del convento ospedale di S. Maria della Sanità gestito dai Fatebenefratelli, dopo il loro allontanamento, venne incamerata dal SS. Crocifisso.
Nel 1797 gli ammalati vennero trasferiti nell' ex convento di San Rocco, per poi essere accolti definitivamente nel 1811 nel ristrutturato ex convento di San Domenico, adibito a ospedale civile e militare.
Le sfortunate campagne napoleoniche decretarono nel 1813-14 la scomparsa dell'influenza politica francese in Europa e il ritorno della Romagna allo Stato Pontificio, ciò nonostante i governi della restaurazione ereditarono dal periodo napoleonico procedure, metodi organizzativi e professionalità.
A pochi anni dall' ufficiale ritorno pontificio nel cesenate.
Fin dal 1905 la Congregazione di Carità si era attivata a cercare un'area idonea e un valido e affidabile progettista in quanto le condizioni igieniche e statiche dell’ospedale erano tanto deteriorate da ren-dere necessaria la costruzione di un nuovo edificio, resa possibile grazie al lascito dell'eredità testamentaria di Achille Montani del 1884.
Fu scelto l'ingegner Emilio Speroni di Milano, noto per la sua esperienza e affidabilità;
La Congregazione di Carità deliberò la costruzione del nuovo ospedale nel 1907.
Il nuovo nosocomio avrebbe avuto una capienza di 150 posti letto e si sarebbe strutturato in più padiglioni.
I lavori di costruzione del nuovo ospedale, iniziati nel 1908 terminarono nel 1911 e successivamente venne eseguito il trasporto degli ammalati dal vecchio al nuovo ospedale. Fu intitolato a Maurizio Bufalini.
L'ospedale venne così consegnato alla città, che se ne è servita fino al 1962 anno in cui viene inaugurata la nuova struttura ai piedi del Colle Spaziano.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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