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LECCE Ospedale civile Vito Fazzi

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Nel 1879 la pubblica amministrazione si mosse per cercare nei pressi di Lecce un edificio idoneo per ospitare i malati, fu così successivamente avviato il Ricovero di mendicità di Lecce presso il convento degli Olivetani (da momento che i conventi furono soppressi con la legge del 7 Luglio 1866, oggi sede del dipartimento di storia dell'Università del Salento). Furono dunque allestite nel 1882 quattro camere per la gestione dei folli. A seguito di un patto con il manicomio di Aversa, molti dei ricoverati nell'ospedale di Lecce furono trasferiti verso il centro campano. A seguito di questi eventi il dott. Vigneri si mosse in tutta la provincia per l'istituzione di un nosocomio di rilievo.
A seguito della scarsa idoneità della precedente struttura, la provincia si mobilitò per spostare l'ospedale verso l'ex-convento dei Padri Alcantarini (ceduto alla provincia dopo il 1866). Il 23 Settembre 1870 il convento fu ufficialmente ceduto alla provincia con l'obbligo di usare la struttura come ricovero per alienati; tuttavia nonostante la cessione alcuni locali furono utilizzati da terze parti come la scuola di agricoltura e diventò anche caserma.
A seguito delle cattive condizioni lavorative, il nosocomio di Lecce venne fatto sgomberare dall'arma e dalla scuola agricola, il presidio territoriale non soddisfaceva comunque gli standard dell'epoca che si facevano mano a mano sempre più attenti alla cura della persona attraverso l'attenzione, a seguito di ciò, il convento fu dunque ristrutturato e i lavori furono approvati nel dicembre 1987.
I lavori si conclusero nel 1900 con gli apporti dei prof. napoletani Bianci e Andriani. La struttura ospitava in totale 200 posti letto: 150 per gli uomini (suddivisi in reparti) e 50 per le donne (nel padiglione sud). I locali furono dotati di elettricità, ma visto che i lavori per la costruzione dell'acquedotto leccese non erano ancora volti al termine l'ospedale si attrezzo per la raccolta dell'acqua piovana.
Vista l'imminente scadenza del patto con il manicomio d'Aversa, il nosocomio accolse i primi medici ed infermieri soprattutto napoletani sotto la direzione del dott. Giovanni Libertini.
Il nosocomio provinciale di terra d'Otranto entrò pienamente in funzione nel marzo 1901 e dopo pochi mesi già l'ospedale non poteva soddisfare tutte le richieste, così per questo furono progettati ulteriori padiglioni ed il personale medico ed infermieristico fu largamente ampliato.
Nello stesso anno il manicomio era già dotato di un regolamento, ma a seguito di alcune accuse mosse dai giornali locali soprattutto nel 1905 il regolamento fu rivisto e riorganizzato entro l'inizio del 1907; per questo il manicomio provinciale si distinse a livello nazionale per la pesante osservanza delle regole e lo scrupoloso e pesante lavoro eseguito da tutto il personale ospedaliero.
Con il fascismo e le sue riforme la provincia di terra d'Otranto fu soppressa e vennero create le province di Brindisi, Taranto e Lecce; tuttavia solo Lecce sulle tre sopracitate aveva un manicomio provinciale, per questo venne istituito nel 1930 un consorzio per la co-direzione del manicomio per le tre province, però le tre province furono vincolate nel pagare una quota in base al numero dei ricoverati delle tre province.
Nel frattempo l'ospedale continuò ad espandersi: fu ampliato il padiglione maschile, fu costruito un ulteriore padiglione femminile, una cinta muraria ed una legnaia.
Nel 1931 fu ufficialmente fondato l'Ospedale Psichiatrico Interprovinciale Salentino (OPIS) che divenne un ente ospedaliero a gestione autonoma, quindi con anche un regolamento ed un'organizzazione propria, la fama del manicomio di Lecce si fece sempre più forte; tuttavia visto l'aumentare vertiginosamente delle degenze a partire della seconda metà degli anni '30 molti ammalati furono tenuti in condizioni non idonee vista la scarsità dei letti.
Nel 1939 a seguito del trasferimento del direttore prof. Gulotta, l'incarico direttoriale fu affidato al prof. Umberto de Giacomo che fece diventare l'OPIS di Lecce un esempio a livello nazionale, infatti presso il nosocomio furono adottate le tecniche terapeutiche più innovative (tra cui l'elettro-shock), nello stesso periodo fu sperimentata l'ergoterapia.
Con l'avvento della seconda guerra mondiale il manicomio ebbe un importante periodo sfavorevole e di declino, il prof. de Giacomo fu richiamato alle armi.  
In quegli anni venne aperto una clinica neurologica a Villa Salento.  Negli stessi anni il direttore de Giacomo si trasferì presso l'ospedale psichiatrico di Genova.
Il periodo successivo al prof. de Giacomo fu più difficile e la direzione fu affidata dapprima al prof. Bozzi-Corso e successivamente in via ufficiale al prof. Zara che fece diventare l'OPIS un vero e proprio ospedale, infatti introdusse nel nosocomio un impianto radio-diagnostico e furono eseguiti i primi interventi chirurgici.
Con l'avvento degli anni '60 furono aperti alcuni consultori territoriali a Strudà e a Latiano, ma a dispetto di questi l'ospedalizzazione dei malati divenne non necessaria e si stava ricorrendo maggiormente al reinserimento sociale.
Negli anni 70 l'ospedale ebbe un tuffo verso il futuro e si ebbe una riorganizzazione delle personalità all'interno dell'organigramma, si avevano dunque tre figure: lo psichiatra, l'infermiere psichiatrico e l'OSS.
Negli anni '80 fu istituito un nuovo presidio sito nel quartiere di Ariasana dove nacquero tutte le maggiori specialità mediche della Puglia.
A seguito della riforma di Berlusconi nel 1996 furono aboliti i manicomi e dunque tutto l'opis leccese fu soppresso e tutte le specialità cliniche furono trasferite al nuovo Fazzi.
Nel 2000 fu istituita l'azienda ospedaliera Vito Fazzi, classificato come ospedale di rilievo nazionale e ad alta specializzazione.
Nel 2001 fu aperto il padiglione oncologico Giovanni Paolo II.
A seguito della procedura di riordino ospedaliero istituita nel 2008, l'ospedale adotta un'organizzazione di tipo dipartimentale.
Il centro ha complessivamente 130 letti.

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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